Dante Alighieri “IL MANOSCRITTO DELLA ANIME PERDUTE”

E’ difficile immaginarci un Dante Alighieri detective. Eppure la penna di Giulio Leoni ha portato alla luce un lato del poeta che pochi conoscevano

L’estro, l’attenzione ai dettagli, la fantasia ambientata nel pieno 1300, ha portato lo scrittore Leoni a creare un testo, dal titolo IL MANOSCRITTO DELLE ANIME PERDUTE: UN’INDAGINE DI DANTE ALIGHIERI, a farci vedere il Sommo poeta in una veste completamente inedita.

Dante Alighieri

L’inizio del racconto

Il tutto ha inizio del 1304, quando nella fortezza dei Guidi si discute di come portare i Neri (che allora assediavano la città) alla completa disfatta per permettere ai Bianchi, fazione alla quale apparteneva lo stesso Dante, di poter salire a potere della città. Ma lo stesso Dante non può operare direttamente nella sua città: è in esilio, ma non perde il suo tempo vagando per le corti dell’Italia settentrionale. È, infatti, a Verona, presso la signoria di Cangrande Della Scala, per poter stringere alleanze politiche e non, in forza dell’aiuto da dare ai suoi a Firenze per poter compiere l’azione di forza.

Ma a Verona si imbatte in uno strano manoscritto, un qualcosa di davvero pericoloso: un libro inquisito, cercato anche dalla stessa Inquisizione, che contiene al suo interno segreti atti a far crollare la chiesa. Dante, incuriosito da ciò, pensa di essere davanti a ciò che cercava da anni per concludere i suoi studi: la prova che la battaglia fra il bene ed il male esiste davvero e che i suoi confini erano fissati addirittura alle porte dell’inferno. Qualcuno, forse, in tempi addietro, aveva già combattuto o visto ciò, ed aveva cercato di descriverlo proprio in questo testo.

Il testo delle anime perdute

Ma chi l’ha scritto questo testo? Dante incontra un frate spirituale che afferma di aver visto in prima persona questa battaglia, quel luogo che Dante ha descritto nella sua Commedia, l’inferno. E di aver scritto questo testo in una lingua quasi incomprensibile ai più (“la lingua di Dio”, la definisce il frate): una lingua degli angeli che, se letta in malo modo, può portare all’evocazione di tutti gli spiriti immondi presenti in quel regno infernale.

Ora Dante è a un bivio: continuare a capire da dove venga quel testo e cercare di studiarlo, o capire se l’uomo che gli ha rivelato tutto ciò è attendibile o meno e, soprattutto, a quale fazione politica faccia parte? Come può Dante, da letterato e uomo di fede quale è, poter scindere queste due sue nature alla ricerca della verità? L’inquisizione è alla sua ricerca, come a quella del testo: ma il suo desiderio di conoscenza è insaziabile.

Per questo, decide di inseguire il frate: fra gli appennini, i bassifondi delle varie città che attraversa, Dante riesce a tornare a Firenze all’inseguimento di quel frate che ha promesso lui di rivelargli il contenuto integrale del testo.

Verità finale o menzogna? È questo quello che Dante dovrà scoprire.